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VENERDÌ 8 MARZO 2019
ORE 20.30
MAST.AUDITORIUM
PERFORMANCE
WASTED
di Kate Tempest
traduzione di Riccardo Duranti
un progetto di Bluemotion
ideazione e regia Giorgina Pi
con Sylvia De Fanti, Xhulio Petushi, Gabriele Portoghese
musica, ambiente sonoro Collettivo Angelo Mai
durata 1 ora
Si muore
Perché altri possano nascere
S’invecchia
Perché altri possano essere giovani
Il senso della vita è vivere
Amare se si può. E poi tramandare
Kate Tempest
Kate Tempest è stata una rivoluzione assoluta per la scena culturale inglese. Le sue opere sono centrali per la poesia del Regno Unito dove è universalmente apprezzata come artista totale, rapper, live performer, poeta, scrittrice. Ha appena trent’anni e canta di una generazione sofferente, divisa tra ambizioni e sogni infranti. Le strade della città, che per Kate Tempest è sempre Londra, sono il luogo letterario dove musica poesia e politica si incontrano, dove personaggi duri e commoventi prendono vita.
Wasted custodisce l’intera poetica di Kate Tempest, stavolta scritta per la scena. Una storia che vede due uomini e una donna riunirsi per commemorare il decimo anniversario della scomparsa del loro più caro amico. Confronti, riflessioni e illusioni scorrono sul crinale del dolore. Sembra ormai impossibile diventare ciò che si voleva, si può solo essere, con difficoltà e lacerazione, quello che si può. Dal tramonto all’alba, in una città che diventa per dodici ore periferia del mondo immaginato, confessioni ed errori si mischiano a bilanci, droghe e tentativi di essere finalmente se stessi.
“Hold your own” (resta te stesso) è il famoso motto di Kate Tempest diventato poema e discorso pubblico in Inghilterra di fronte a centinaia di migliaia di persone.
E Wasted è agli albori di questa consapevolezza, è il passo indietro disperato per caricare l’impeto della rincorsa. Questa è un’opera concepita in una lingua proteiforme che è poesia, flussi di coscienza, musica e squarci di minuta quotidianità insieme. Un coro d’ispirazione antica, interpretato dagli stessi personaggi, ci restituisce l’umanità rarefatta che l’espressione Wasted – polisemica e intraducibile - contiene. Persi e consumati, i protagonisti di questa storia ci trascinano in quella Waste Land che è diventata la nostra vita, un deserto dove mai abbastanza giovani e mai abbastanza vecchi, sembriamo destinati a non essere mai all’altezza.
Eppure, sprecati e soli ci ostiniamo nel tentativo di vivere il primo giorno della nostra nuova vita.