Max Pinckers riflette sulla propria pratica artistica in relazione alla fotografia documentaria. Il suo approccio è duplice: da un lato, riflette criticamente sulla fotografia stessa; dall’altro, si confronta con la realtà, cercando di comprenderla e raccontarla. Come può la fotografia documentaria esprimere un impegno sociale, pur riconoscendo i propri limiti? Come possiamo definire un senso condiviso di realismo in un’epoca iper-individualista e confusa, segnata dalla post-verità e dalle fake news, in cui non esiste più un consenso su cosa sia reale, semi-vero, finzione o intrattenimento?
Introduce Giuseppe Oliverio, Fondatore e Direttore Artistico – PhMuseum
L'evento è in collaborazione con PhMuseum.
INGRESSO GRATUITO SU PRENOTAZIONE
Max Pinckers (1988) è cresciuto in Indonesia, India, Australia e Singapore, e attualmente vive a Bruxelles, sua città natale. Il suo lavoro mette in discussione le convenzioni della fotografia documentaria, esplorando la teatralità, la performatività e la collaborazione all’interno del documentario e del fotogiornalismo, rese visibili attraverso l’uso esplicito dell’illuminazione cinematografica e della messa in scena in un contesto documentario.
Per Pinckers, la fotografia è un gesto che va oltre la semplice rappresentazione della realtà esterna. Il suo approccio alla realtà e alla verità è aperto a diverse modalità di espressione. Le sue opere prendono forma in libri d’artista autoprodotti e installazioni espositive, tra cui: The Fourth Wall (2012), Will They Sing Like Raindrops or Leave Me Thirsty (2014), Margins of Excess (2018), Red Ink (2018) e State of Emergency (2024).
Pinckers è Dottore in Arti e docente ospite presso la School of Arts/KASK di Gand. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui l’Edward Steichen Award Luxembourg (2015) e il Leica Oskar Barnack Award (2018).