Non è solo per ovvi motivi umanitari che stanno alla radice dei nostri valori e della nostra cultura che dovremmo accoglierli. Ma anche, egoisticamente, perché ne abbiamo bisogno. Se si tralascia l’emotività e si ricorre alla ragione, lo dimostrano le cifre. Gli imprenditori italiani lamentano da anni, se non da decenni, la mancanza di manodopera, soprattutto in quei lavori che i nostri connazionali non vogliono più fare. Ne servirebbero più di mezzo milione, stando a un rapporto della Fondazione Leone Moressa. Il decreto flussi del governo ne prevede solo 80.000 e nel click day sono arrivate al Viminale, nel breve volgere di poche ore, oltre 240.000 domande. I lavoratori stranieri contribuiscono al bilancio dell’Inps (le pensioni dei nostri anziani) per il 15%, molto più di quanto non ricevano in cambio in sussidi vari. E sono ormai 600.000 gli imprenditori stranieri nel Paese.
Va anche sfatata la favola dell’“invasione” o, peggio, della “sostituzione etnica”. La Germania ha il doppio di presenze straniere, 10,4 milioni contro i nostri 5,2. Siamo quasi alla pari di altri grandi Paesi come Francia e Germania. Scendiamo al nono posto in Europa se si considera la percentuale sulla popolazione residente (8,4% a fronte del 16,6% dell’Austria, che è prima). E ancora. L’Italia è una terra di passaggio. Arrivano per andarsene. Le richieste di asilo nel 2021, ultimo dato disponibile, vedono la Germania in testa con 190.054, seguono Francia con 120.685, Spagna con 65.295 e Italia con 53.610. Anziché respingerli, dovremmo pregarli di restare.
Gigi Riva è editorialista de l’Espresso e scrittore. È stato direttore del Giornale di Vicenza e caporedattore centrale de l’Espresso. Per diciotto anni è stato inviato di guerra nei Balcani e in Medioriente per Il Giorno e per l’Espresso. Ha scritto diversi libri, tra cui uno dedicato alla tratta dei giovani calciatori africani dal titolo Non dire addio ai sogni (Mondadori). L’ultimo volume uscito in libreria è Il più crudele dei mesi (Mondadori), romanzo del vero sulla prima ondata della pandemia.
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